Io non ho pianto, ma l'ho abbracciato.
E in quell'abbraccio all'ultima persona sulla terra che credevo
avesse capito l'inganno che stiamo tutti vivendo moriva gran parte
della mia inkazzatura. Quel giorno ho capito che sarei stato ZITTO.
Tutti quei poveracci che avevano avuto la sfortuna di cuccarsi un mio
kazziatone, bene. Stop, per tutti gli altri niente. Tenetevi la
vostra vita e I vostri paradisi pieni di peccatori. Perché è questo
che facciamo tutta la vita. Scappiamo dalla voce tuonante di Dio e ci
nascondiamo nelle nostre capannette di paglia e sterco di gallina, e
la cosa davvero paradossale che ho capito davvero quando gli ho parlato è che quelli che scappano di più da Dio sono proprio quelli
che per il mondo sono “santi”.
“Nutriteci, perché quelli che ci
avevano promesso il fuoco del cielo non ce l’han dato”. E
allora saremo noi a ultimare la loro torre, giacché la ultimerà chi
li sfamerà e noi soli li sfameremo, in nome
Tuo, facendo credere di farlo in nome
Tuo.
.. E se migliaia e diecine di migliaia
di esseri Ti seguiranno in nome del pane celeste, che sarà dei
milioni e dei miliardi di esseri che non avranno la forza di posporre
il pane terreno a quello celeste? O forse Ti sono care soltanto le
diecine di migliaia di uomini grandi e forti, mentre i restanti
milioni, numerosi come la sabbia del mare, di esseri deboli, che però
Ti amano, non devono servire che da materiale per i grandi e per i
forti? No, a noi sono cari anche i deboli. Essi sono viziosi e
ribelli, ma finiranno per diventar docili. Essi ci ammireranno e ci
terranno in conto di dèi per avere acconsentito, mettendoci alla
loro testa, ad assumerci il carico di quella libertà che li aveva
sbigottiti e a dominare su loro, tanta paura avranno infine di esser
liberi! Ma noi diremo che obbediamo a Te e che dominiamo in nome Tuo.
Li inganneremo di nuovo, perché allora non Ti lasceremo piú
avvicinare a noi. E in quest’INGANNO
starà la nostra sofferenza, poiché saremo
costretti a mentire. Ecco ciò che significa quella
domanda che Ti fu fatta nel deserto, ed ecco ciò che Tu ricusasti in
nome della libertà, da Te collocata piú in alto di tutto. In quella
domanda tuttavia si racchiudeva un grande segreto di questo mondo.
Acconsentendo al miracolo dei pani, Tu avresti dato una risposta
all’universale ed eterna ansia umana, dell’uomo singolo come
dell’intera umanità:
“Davanti
a chi inchinarsi?”. Non c’è per l’uomo rimasto
libero piú assidua e piú tormentosa cura di quella di cercare un
essere dinanzi a cui inchinarsi. Ma l’uomo cerca di inchinarsi a
ciò che già è incontestabile, tanto incontestabile, che tutti gli
uomini ad un tempo siano disposti a venerarlo universalmente.
Perché la preoccupazione di queste misere creature non è soltanto
di trovare un essere a cui questo o quell’uomo si inchini, ma
di trovarne uno tale che tutti credano in lui e lo adorino, e
precisamente tutti insieme.
E questo bisogno di comunione nell’adorazione è anche il
piú grande tormento di ogni singolo, come dell’intera umanità,
fin dal principio dei secoli.
È l’orgoglio del bambino e dello
scolaretto. Sono i piccoli bimbi che si sono ribellati in classe e
hanno cacciato il maestro. Ma anche l’esaltazione dei ragazzetti
avrà fine e costerà loro cara. Essi abbatteranno i templi e
inonderanno di sangue la terra. Ma si avvedranno infine, gli sciocchi
fanciulli, di essere bensí dei ribelli, ma dei ribelli deboli e
incapaci di sopportare la propria rivolta. Versando le loro stupide
lacrime, riconosceranno infine che chi li creò ribelli se ne voleva
senza dubbio burlare. Essi lo diranno nella disperazione, e le loro
parole saranno una bestemmia che li renderà anche piú infelici,
perché la natura umana non sopporta la bestemmia e alla fin fine se
ne vendica sempre da sé.
Il Grande Inquisitore (Fratelli
Karamazov, Dostojeskj)
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