Posted: 17 Aug 2016 03:02 AM PDT
Finalmente disponiamo del testo ufficiale in lingua italiana della Critica teologica dei 45 Studiosi sull'Esortazione post-sinodale Amoris Laetizia. Per le considerazioni di massima e il nostro impegno conseguente, vi richiamiamo al precedente articolo: Dopo la Lettera dei 45: Uno schema, per discutere e sviluppare un'azione più radicale [qui].
Per ulteriori approfondimenti: Indice degli articoli sul tema qui.
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Testo integrale della critica teologica all’Esortazione Amoris Laetitia inviata ai primi di luglio del 2016 da 45 teologi, filosofi, storici e pastori di anime cattolici a 218 cardinali e patriarchi, consiglieri ufficiali di Papa Francesco.
L’esortazione apostolica Amoris laetitia:
una critica teologica
una critica teologica

L’autorità di Amoris laetitia
Il carattere ufficiale di Amoris laetitia
fa sì che essa rappresenti un grave pericolo per la fede e la morale
dei Cattolici. Sebbene un’esortazione apostolica riguardi normalmente o
principalmente il potere di governo, esclusivamente pastorale, tuttavia,
a motivo della stretta connessione fra i poteri di insegnamento e di
governo, essa concerne anche indirettamente il potere magisteriale. Può
anche contenere direttamente dei brani magisteriali, che allora sono
chiaramente indicati come tali. Tale era il caso di precedenti
esortazioni apostoliche come Evangelii nuntiandi, Familiaris consortio e Reconciliatio et paenitentia.
Non
vi sono ostacoli a che il Papa si serva di un’esortazione apostolica
per insegnare in modo infallibile su fede e morale, ma in Amoris
laetitia non è contenuto alcun insegnamento infallibile, poiché nessuna
delle sue affermazioni soddisfa gli stretti criteri di una definizione
infallibile. Si tratta quindi di un esercizio non infallibile del
magistero papale.
Alcuni
commentatori hanno affermato che il documento non contiene un
insegnamento magisteriale propriamente detto, ma solo le riflessioni
personali del Papa sugli argomenti da lui trattati. Se vera, tale
affermazione non eliminerebbe il pericolo che il documento rappresenta
per la fede e la morale. Se il Sommo Pontefice manifesta un’opinione
personale in un documento magisteriale, tale manifestazione presenta
implicitamente l’opinione in questione come lecita per i Cattolici. Di
conseguenza, numerosi cattolici finiranno col credere che quell’opinione
è del tutto compatibile con la fede e la morale cattoliche. Alcuni
cattolici, per rispetto verso un giudizio espresso dal Sommo Pontefice,
finiranno col credere che quell’opinione non solo è lecita, ma è vera.
Se l’opinione in questione non è in effetti compatibile con la fede o la
morale cattoliche, quei Cattolici rifiuteranno di conseguenza la fede e
l’insegnamento morale della Chiesa cattolica per quanto attiene a
questa opinione. Se l’opinione si riferisce a questioni di morale, il
risultato pratico per le azioni dei cattolici sarà lo stesso sia che
essi ritengano l’opinione semplicemente legittima o effettivamente vera.
In realtà, un’opinione su questioni morali che per il Sommo Pontefice è
lecito avere, è per i Cattolici un’opinione lecita da seguire. Credere
nella legittimità di una posizione morale porterà dunque i Cattolici a
credere che è lecito agire come se fosse vera. Se vi è una forte
motivazione ad agire in questo modo, come vi è per le questioni qui
trattate per i fedeli le cui situazioni sono ad esse pertinenti, la
maggioranza dei Cattolici si comporterà di conseguenza. Questo è un
fattore importante per valutare Amoris laetitia, dato che il documento
affronta questioni morali concrete.
Tuttavia
non è vero che Amoris laetitia intenda esprimere solo le opinioni
personali del Papa. Il documento contiene affermazioni sulle posizioni
personali dell’attuale Santo Padre, ma tali affermazioni non sono
incompatibili con il fatto che nel documento queste posizioni siano
presentate come insegnamenti della Chiesa. Gran parte del documento
consiste di asserzioni franche e dirette, imperativi che non fanno
riferimento alle opinioni personali del Santo Padre, e che hanno quindi
la forma di insegnamenti magisteriali. Tale forma farà sì che i
Cattolici riterranno queste affermazioni non solamente lecite, ma anche
insegnamenti del magistero autentico, i quali richiedono una
sottomissione religiosa della mente e della volontà; insegnamenti ai
quali essi debbono pertanto offrire non un rispetto silenzioso unito a
un disaccordo interiore, ma un vero assenso interno.
I pericoli di Amoris laetitia
L’analisi
che segue non nega o mette in dubbio la fede personale di Papa
Francesco. Non è giustificabile o lecito negare la fede di un qualsiasi
autore sulla base di un singolo testo, e questo è specialmente vero nel
caso del Sommo Pontefice. Vi sono ulteriori ragioni per le quali il
testo di Amoris laetitia non può essere utilizzato come ragion
sufficiente per ritenere che il Papa sia caduto nell’eresia. Il
documento è estremamente lungo, ed è probabile che gran parte del suo
testo originale sia stato elaborato da un autore o da autori che non
sono Papa Francesco, come è normale con i documenti papali. Le
affermazioni in esso contenute che appaiono contraddire la fede
potrebbero essere dovute ad un semplice errore da parte di Papa
Francesco, piuttosto che ad una deliberata negazione della fede.
Per
quanto riguarda il documento stesso, tuttavia, non c’è dubbio che esso
costituisce un grave pericolo per la fede e la morale cattoliche. Esso
contiene numerose affermazioni la cui vaghezza o ambiguità permettono
interpretazioni che sono contrarie alla fede o alla morale, o che
suggeriscono argomenti contrari alla fede e alla morale pur senza
affermarlo chiaramente. Esso contiene anche affermazioni il cui ovvio e
normale significato sembra essere contrario alla fede o alla morale.
Le
affermazioni di Amoris lætitia non sono formulate con precisione
scientifica. Ciò può esser vantaggioso per quella minima parte di
cattolici con una formazione scientifica in teologia : essi saranno
capaci di comprendere che le affermazioni di Amoris lætitia non
richiedono la sottomissione religiosa dell’intelligenza e della volontà,
e nemmeno un rispettoso silenzio a loro riguardo. Formulazione precisa e
forma giuridica appropriata sono necessarie per rendere una
affermazione magisteriale che vincoli in quel modo, ed esse sono per la
maggior parte mancanti nel testo. Il documento è tuttavia dannoso per
la gran maggioranza dei Cattolici, privi di una formazione teologica e
non bene informati sugli insegnamenti cattolici concernenti gli
argomenti discussi dall’esortazione apostolica. La mancanza di
precisione nel documento rende più facile interpretarli in
contraddizione con i veri insegnamenti della Chiesa Cattolica e della
rivelazione divina, e come se essi giustificassero o richiedessero
l’abbandono di quegli insegnamenti da parte dei Cattolici, nella teoria e
nella pratica. Alcuni cardinali, vescovi e sacerdoti, che tradiscono il
loro dovere verso Gesù Cristo e verso la cura della anime, forniscono
già interpretazioni di questo tipo.
Il problema di Amoris laetitia
non è l’aver imposto regole giuridicamente vincolanti intrinsecamente
ingiuste o l’aver insegnato con autorità proposizioni vincolanti che
siano false. Il documento non ha l’autorità di promulgare leggi ingiuste
o di richiedere l’assenso a falsi insegnamenti, perché il Papa non ha
l’autorità per fare queste cose. Il problema del documento è che esso
può indurre i Cattolici a credere in ciò che è falso ed a fare ciò che è
proibito dalla legge divina. Il documento è formulato in termini che
non sono legalmente o teologicamente esatti, ma questo non conta per la
valutazione del suo contenuto, poiché anche la formulazione più precisa
non può fornire uno status dottrinale a decreti contrari alla legge
divina e alla rivelazione divina. Ciò che conta, dunque, è che questo
documento può avere un effetto dannoso sulla fede e la vita morale dei
Cattolici. L’incidenza di questo effetto sarà determinato dal
significato che la maggioranza dei Cattolici gli vorrà attribuire, e non
dal suo significato valutato secondo precisi criteri teologici,
significato che sarà qui trattato. Le proposizioni di Amoris laetitia
che richiedono la censura devono quindi essere condannate secondo il
significato che il lettore medio è capace di attribuire alle loro
parole. Il lettore medio è qui inteso come colui che non cercherà di
distorcere le parole del documento in ogni direzione, ma riterrà
corretta l’impressione ovvia e naturale o immediata del significato
delle stesse parole.
È noto che alcune delle proposizioni oggetto di censura sono contraddette altrove nel documento, e che Amoris laetitia contiene molti insegnamenti di valore. Alcuni suoi passaggi danno un importante contributo alla difesa ed alla predicazione della fede. La critica di Amoris laetitia qui offerta permette a questi elementi positivi di produrre il loro vero effetto, distinguendoli dagli elementi problematici del documento stesso e neutralizzando la minaccia per la fede che essi rappresentano.
Ai
fini della chiarezza e onestà intellettuale richieste dalla teologia,
la critica delle parti dannose di Amoris laetitia assumerà la forma di
una censura teologica dei passaggi individuali carenti. Tali censure
vanno intese secondo la definizione tradizionalmente data dalla Chiesa, e
sono applicare ai passaggi prout iacent, così come si trovano
nell’originale. Le proposizioni censurate sono così dannose che un
elenco completo delle relative censure non viene tentato. La maggior
parte di esse, se non tutte, ricade infatti nelle seguenti categorie:
aequivoca, ambigua, obscura, praesumptuosa, anxia, dubia, captiosa, male
sonans, piarum aurium offensiva, da aggiungersi a quelle
effettivamente elencate. Le censure ricomprendono: i) le censure che
riguardano il contenuto delle affermazioni censurate; ii) quelle che
concernono i loro effetti dannosi. Le censure elencate non rappresentano
una lista esaustiva degli errori che Amoris Laetitia contiene sulla
base di una normale lettura nel senso sopra indicato; esse mirano a
identificare nel documento soprattutto le peggiori minacce alla fede e
alla morale cattoliche. Le proposizioni censurate si dividono fra
quelle eretiche e quelle che ricadono sotto una censura minore. Le
proposizioni eretiche, censurate come ‘haeretica’, sono quelle che
contraddicono proposizioni contenute nella rivelazione divina e sono
definite con giudizio solenne come verità divinamente rivelate dal
Romano Pontefice quando parla ‘ex cathedra’, oppure dal Collegio dei
Vescovi riunito in concilio, o [che sono] proposte infallibilmente alla
fede dal Magistero ordinario ed universale. Le proposizioni che
ricadono sotto una censura inferiore all’eresia sono state incluse in
quanto costituiscono un pericolo particolarmente grave per la fede e la
morale.
Le
censure di queste proposizioni non sono censure di atti amministrativi,
legislativi o dottrinali del Sommo Pontefice, poiché le proposizioni
censurate non sono e non possono costituire atti del genere. Le censure
sono oggetto di una richiesta filiale al Sommo Pontefice, che gli
chiede di produrre un atto finale e definitivo di condanna dottrinale e
giuridica delle proposizioni censurate.
Infine,
alcuni dei teologi firmatari di questa lettera si riservano il diritto
di apportare rettifiche minori ad alcune delle censure allegate: le
firme da loro qui apposte devono comunque esser intese come indicanti la
loro convinzione che tutte le proposizioni censurate meritavano di
esserlo e come testimonianza del loro accordo generale con le censure
stesse.
Censure teologiche di proposizioni tratte dall’Esortazione Apostolica Amoris laetitia
[Le
citazioni della Scrittura sono tratte dalla Vulgata e dalla Neovulgata;
altri riferimenti alla Scrittura sono alla Vulgata. I riferimenti a
Denzinger (DH) sono della 43a edizione.]
A) Proposizioni eretiche.
1)
AL 83: ‘La Chiesa … rigetta fermamente la pena di morte’.
Intesa
nel senso che la pena di morte è sempre e ovunque ingiusta in sé e che
quindi non può mai essere giustamente inflitta dallo Stato:
i) Haeretica, sacrae Scripturae contraria.
ii) Perniciosa.
Gn 9, 6: “Chi sparge il sangue dell’uomo, dall’uomo il suo sangue sarà sparso, perché ad immagine di Dio Egli ha fatto l’uomo”
Vedi anche : Lv 20-1; Dt 13, 21-22; Mt 15:4; Mc 7:10; Gv 19:11; Rm 13:4; Eb 10:28; Innocenzo I, Lettera a Exsuperius, PL 120: 499A-B; Innocenzo III, Professione di fede prescritta per i Valdesi, DH 795; Pio V, Catechismo del Concilio di Trento, commento al V Comandamento; Pio XII, Discorso al Primo Congresso Internazionale di istopatologia del sistema nervoso, AAS 44 (1952): 787; Giovanni Paolo II, Catechismo della Chiesa Cattolica, 2267.
2)
AL 156: “E’ importante essere chiari nel rifiuto di qualsiasi forma di sottomissione sessuale”
Intesa
non semplicemente come negazione di un’obbedienza servile che la moglie
debba al marito o di un’autorità parentale che il marito abbia sulla
moglie, ma anche come negazione di una qualsiasi forma di autorità sulla
moglie da parte del marito, o come negazione di un qualsiasi dovere
della moglie di obbedire agli ordini legittimi del marito, in virtù
della sua autorità di marito:
i) Haeretica, sacrae Scripturae contraria.
ii) Prava, perniciosa.
Ef 5, 24: “E come la Chiesa sta sottomessa a Cristo, così anche le mogli siano soggette ai loro mariti in tutto.”
Vedi
anche: 1 Cr 11:3; Col. 3:18; Tit. 2:3-5; 1 Pt. 3:1-5; Pio V, Catechismo
del Concilio di Trento, Commento al sacramento del matrimonio; Leone
XIII, Arcanum, ASS 12 (1879): 389; Pio XI, Casti connubii, AAS 22 (1930): 549 (DH 3708-09); Giovanni XXIII, Ad Petri cathedram, AAS 51 (1959): 509-10.
3)
AL
159: ‘San Paolo raccomandava la verginità perché attendeva l’imminente
ritorno di Gesù e voleva che tutti si concentrassero unicamente
sull’evangelizzazione: «Il tempo si è fatto breve» (1 Cor 7, 29) […]
Piuttosto che parlare in modo assoluto della superiorità della
verginità, dovrebbe essere sufficiente indicare che i diversi stati
della vita sono complementari, e che di conseguenza alcuni possono
essere più perfetti in un modo ed altri in un altro.’
Intesa
come negazione del fattto che uno stato di vita verginale consacrata a
Cristo è superiore in sé allo stato del matrimonio cristiano:
i) Haeretica, sacrae Scripturae contraria.
ii) Perniciosa, suspensiva gravis resolutionis.
Concilio di Trento, Sessione XXIV, canone 10: “Se qualcuno afferma che la condizione maritale supera quella della verginità o del celibato, e che non è meglio o più benedetto restare nella verginità o nel celibato piuttosto che essere uniti in matrimonio, sia anatema” (DH 1810).
Vedi anche: Mt 19: 12, 21; 1 Cr 7:7-8, 38; 2 Tess 2:1-2; Apoc 14:4; Concilio di Firenze, Decreto per i Giacobiti, DH 1353; Pius X, Risposta della Commissione Biblica, DH 3629; Pius XII Sacra virginitas, AAS 46 (1954): 174; Concilio Vaticano II, Decreto Optatam totius, 10.
4)
AL
295: ‘San Giovanni Paolo II proponeva la cosiddetta “legge della
gradualità”, nella consapevolezza che l’essere umano «conosce, ama e
realizza il bene morale secondo tappe di crescita». Non è una
“gradualità della legge”, ma una gradualità nell’esercizio prudenziale
degli atti liberi in soggetti che non sono in condizione di comprendere,
di apprezzare o di praticare pienamente le esigenze oggettive della
legge.’
AL
301: “Non è più possibile dire che tutti coloro che si trovano in
qualche situazione cosiddetta “irregolare” vivano in stato di peccato
mortale, privi della grazia santificante. I limiti non dipendono
semplicemente da una eventuale ignoranza della norma. Un soggetto, pur
conoscendo bene la norma, può avere grande difficoltà nel comprendere
«valori insiti nella norma morale» o si può trovare in condizioni
concrete che non gli permettano di agire diversamente e di prendere
altre decisioni senza una nuova colpa.’
Intese
nel senso che una persona giustificata non ha la forza con la grazia di
Dio di mettere in atto le richieste oggettive della legge divina, come
se i comandamenti di Dio fossero impossibili per il giustificato; oppure
che la grazia di Dio, quando produce la giustificazione in un
individuo, non produce invariabilmente e per sua stessa natura la
conversione da qualsiasi peccato grave, o non è sufficiente per la
conversione da ogni peccato grave:
i) Haeretica, sacrae Scripturae contraria.
ii) Impia, blasphema.
Concilio
di Trento, sessione VI, canone 18: “Se qualcuno afferma che i
comandamenti di Dio sono impossibili da osservare per un uomo che è
giustificato e stabilito nella grazia, sia anatema” (DH 1568).
Vedi anche: Gn 4:7; Dt 30:11-19; Ecclesiastico
15: 11-22; Mc 8:38; Lc 9:26; Eb 10:26-29; 1 Gv 5:17; Zosimo, 15o (o
16o) Sinodo di Cartagine, canone 3 sulla grazia, DH 225; Felice III, 2o
Sinodo di Orange, DH 397; Concilio di Trento, Sessione V, canone 5;
Sessione VI, canoni 18-20, 22, 27 e 29; Pio V, Bolla Ex omnibus afflictionibus, sugli errori di Michael du Bay [Baio], 54, (DH 1954); Innocenzo X, Costituzione Cum occasione, sugli errori di Cornelius Jansen [Giansenio], 1 (DH 2001); Clemente XI, Costitutizione Unigenitus, sugli errori di Pasquier Quesnel, 71 (DH 2471); Giovanni Paolo II, Reconciliatio et paenitentia 17: AAS 77 (1985): 222; Veritatis splendor 65-70: AAS 85 (1993): 1185-89 (DH 4964-67).
5)
AL 297: ‘Nessuno può essere condannato per sempre, perché questa non è la logica del Vangelo!’
Intesa nel senso che nessun essere umano può essere o sarà condannato alla pena eterna dell’inferno:
i) Haeretica, sacrae Scripturae contraria.
ii) Scandalosa, perniciosa.
Mt 25, 46: “E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna”.
Vedi
anche: Mt 7:22-23; Lc 16: 26; Gv 17:12; Apoc 20:10; 16° Sinodo di
Toledo (DH 574); IV Concilio Laterano, DH 801; Benedetto XII,
Costituzione Benedictus Deus, DH 1002; Concilio di Firenze, decreto
Laetentur Caeli, DH 1306; Giovanni Paolo II, Lettera della Congregazione
per la Dottrina della Fede, Recentiores episcoporum, AAS 71 (1979):
941; Catechismo della Chiesa Cattolica, 1033-37.
6)
AL
299: ‘Accolgo le considerazioni di molti Padri Sinodali, i quali hanno
voluto affermare che: “I battezzati che sono divorziati e risposati
civilmente devono essere più integrati nelle comunità cristiane nei
diversi modi possibili, evitando ogni occasione di scandalo. La logica
dell’integrazione è la chiave del loro accompagnamento pastorale, perché
non soltanto sappiano che appartengono al Corpo di Cristo che è la
Chiesa, ma ne possano avere una gioiosa e feconda esperienza. Sono
battezzati, sono fratelli e sorelle, lo Spirito Santo riversa in loro
doni e carismi per il bene di tutti. La loro partecipazione può
esprimersi in diversi servizi ecclesiali: occorre perciò discernere
quali delle diverse forme di esclusione attualmente praticate in ambito
liturgico, pastorale, educativo e istituzionale possano essere superate.
Essi non solo non devono sentirsi scomunicati, ma possono vivere e
maturare come membra vive della Chiesa, sentendola come una madre che li
accoglie sempre, si prende cura di loro con affetto e li incoraggia nel
cammino della vita e del Vangelo.’
Intesa
nel senso che i divorziati e civilmente risposati che scelgono la loro
situazione in piena coscienza e pieno assenso della volontà non sono in
stato di peccato grave, e che possono ricevere la grazia santificante e
crescere nella carità:
i) Haeretica, sacrae Scripturae contraria.
ii) Scandalosa, prava, perversa.
Mc 10, 11-12: “Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio contro di lei; se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio”.
Vedi
anche: Es 20:14; Mt 5:32, 19:9; Lc 16:18; 1 Cr 7: 10-11; Eb 10:26-29;
Concilio di Trento , Sessione VI, canoni 19-21, 27; Sessione XXIV,
canoni 5 e 7; Innocenzo XI, Proposizioni condannate dei Lassisti, 62-63 (DH 2162-63); Alessandro VIII, Decreto del S.Uffizio sul “Peccato filosofico”, DH 2291; Giovanni Paolo II, Veritatis Splendor, 65-70: AAS 85 (1993): 1185-89 (DH 4964-67).
7)
AL
301: ‘Non è più possibile dire che tutti coloro che si trovano in
qualche situazione cosiddetta “irregolare” vivano in stato di peccato
mortale, privi della grazia santificante. I limiti non dipendono
semplicemente da una eventuale ignoranza della norma. Un soggetto, pur
conoscendo bene la norma, può avere grande difficoltà nel comprendere
«valori insiti nella norma morale» o si può trovare in condizioni
concrete che non gli permettano di agire diversamente e di prendere
altre decisioni senza una nuova colpa.’
Intesa
nel senso che un credente cattolico può avere piena conoscenza di una
legge divina e scegliere deliberatamente di infrangerla in una materia
grave, senza tuttavia essere in stato di peccato mortale quale risultato
di questa azione:
i) Haeretica, sacrae Scripturae contraria.
ii) Prava, perversa.
Concilio
di Trento, sessione VI, canone 20: ” Se qualcuno afferma che un uomo
giustificato, per quanto perfetto egli possa essere, non è tenuto ad
osservare i comandamenti di Dio e della Chiesa ma è tenuto soltanto a
credere, come se il Vangelo fosse solo una promessa assoluta di vita
eterna senza la condizione che i comandamenti siano osservati, sia
anatema” (DH 1570).
Vedi
anche: Mc 8:38; Lc 9:26; Eb 10:26-29; 1 Gv 5:17; Concilio di Trento,
sessione VI, canone 19 e 27; Clemente XI, Costituzione Unigenitus, sugli errori di Pasquier Quesnel, 71 (DH 2471); Giovanni Paolo II, Esortazione Apostolica Reconciliatio et paenitentia 17: AAS 77 (1985): 222; Veritatis splendor, 65-70: AAS 85 (1993): 1185-89 (DH 4964-67).
8)
AL
301: ‘Non è più possibile dire che tutti coloro che si trovano in
qualche situazione cosiddetta “irregolare” vivano in stato di peccato
mortale, privi della grazia santificante. I limiti non dipendono
semplicemente da una eventuale ignoranza della norma. Un soggetto, pur
conoscendo bene la norma, può avere grande difficoltà nel comprendere
«valori insiti nella norma morale» o si può trovare in condizioni
concrete che non gli permettano di agire diversamente e di prendere
altre decisioni senza una nuova colpa.’
Intesa
nel senso che una persona con piena conoscenza di una legge divina può
peccare per il fatto stesso di obbedire a quella legge:
i) Haeretica, sacrae Scripturae contraria.
ii) Prava, perversa.
Sal 18, 8: “La legge del Signore è perfetta, rinfranca l’anima”
Vedi anche: Ecclesiastico 15:21; Concilio di Trento, sessione VI, canone 20; Clemente XI, Costituzione Unigenitus, sugli errori di Pasquier Quesnel, 71 (DH. 2471); Leone XIII, Libertas praestantissimum, ASS 20 (1887-88): 598 (DH 3248); Giovanni Paolo II, Veritatis Splendor, 40: AAS 85 (1993): 1165 (DH 4953).
9)
AL
303: ‘Questa coscienza può riconoscere non solo che una situazione non
risponde obiettivamente alla proposta generale del Vangelo; può anche
riconoscere con sincerità e onestà ciò che per il momento è la risposta
generosa che si può offrire a Dio, e scoprire con una certa sicurezza
morale che quella è la donazione che Dio stesso sta richiedendo in mezzo
alla complessità concreta dei limiti, benché non sia ancora pienamente
l’ideale oggettivo.’
Intesa
nel senso che la coscienza può veramente ritenere che le azioni
condannate dal Vangelo – ed in particolare gli atti sessuali fra
Cattolici che si sono risposati civilmente dopo un divorzio – possono
essere moralmente giuste o richieste o comandate da Dio:
i) Haeretica, sacrae Scripturae contraria.
ii) Scandalosa, prava, perversa, perniciosa, impia, blasphema.
Concilio
di Trento, sessione VI, canone 21: “Se qualcuno afferma che Gesù Cristo
è stato dato da Dio agli uomini come un redentore nel quale avere fede
ma non anche come un legislatore al quale sono tenuti ad obbedire, che
sia anatema ” (DH 1571).
Concilio
di Trento, sessione XXIV, canone 2: “Se qualcuno afferma che è lecito
per i Cristiani avere più mogli allo stesso tempo, e che ciò non è
proibito da alcuna legge divina, sia anatema” (DH 1802).
Concilio
di Trento, sessione XXIV, canone 5: “Se qualcuno afferma che il legame
del matrimonio può essere sciolto per eresia o difficoltà nella
coabitazione o a causa della volontaria assenza di uno dei coniugi, sia
anatema” (DH 1805)
Concilio
di Trento, sessione XXIV, canone 7: “Se qualcuno afferma che la Chiesa
sbaglia quando ha insegnato o insegna secondo la dottrina del Vangelo e
degli Apostoli che il vincolo del matrimonio non può essere sciolto
per l’ adulterio di uno dei coniugi e che nessuno dei due, nemmeno
l’innocente che non ha dato motivo all’adultetio, può contrarre un altro
matrimonio durante la vita dell’altro, e che il marito che ripudia una
moglie adultera e si sposa di nuovo e la moglie che ripudia il marito
adultero e si sposa di nuovo sono entrambi colpevoli di adulterio, sia
anatema” (DH 1807).
Vedi anche: Sal 5:5; Sal 18:8-9; Ecclesiastico 15:21; Eb 10:26-29; Gc. 1:13; 1 Gv 3:7; Innocenzo XI, Proposizioni condannate dei Lassisti, 62-63 (DH 2162-63); Clemente XI, Costituzione Unigenitus, sugli errori di Pasquier Quesnel, 71 (DH 2471); Leone XIII, Libertas praestantissimum, ASS 20 (1887-88): 598 (DH 3248); Pio XII, Decreto del Sant’Uffizio sull’etica della situazione, DH 3918; Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, 16; Giovanni Paolo II, Veritatis splendor, 54: AAS 85 (1993): 1177; Catechismo della Chiesa Cattolica, 1786-87.
10)
AL
304: ‘Prego caldamente che ricordiamo sempre ciò che insegna san
Tommaso d’Aquino e che impariamo ad assimilarlo nel discernimento
pastorale: «Sebbene nelle cose generali vi sia una certa necessità,
quanto più si scende alle cose particolari, tanto più si trova
indeterminazione […] In campo pratico non è uguale per tutti la verità o
norma pratica rispetto al particolare, ma soltanto rispetto a ciò che è
generale; e anche presso quelli che accettano nei casi particolari una
stessa norma pratica, questa non è ugualmente conosciuta da tutti […] E
tanto più aumenta l’indeterminazione quanto più si scende nel
particolare». È vero che le norme generali presentano un bene che non si
deve mai disattendere né trascurare, ma nella loro formulazione non
possono abbracciare assolutamente tutte le situazioni particolari.’
Intesa
nel senso che i principi morali e le verità morali contenuti nella
rivelazione divina e nella legge naturale non includono proibizioni
negative che vietano assolutamente particolari specie di azioni in
qualsiasi circostanza:
i) Haeretica, sacrae Scripturae contraria.
ii) Scandalosa, prava, perversa.
Giovanni Paolo II, Veritatis splendor
115: “Ciascuno di noi conosce l’importanza della dottrina che
rappresenta il nucleo dell’insegnamento di questa Enciclica e che oggi
viene richiamata con l’autorità del successore di Pietro. Ciascuno di
noi può avvertire la gravità di quanto è in causa, non solo per le
singole persone ma anche per l’intera società, con la riaffermazione
dell’universalità e della immutabilità dei comandamenti morali, e in
particolare di quelli che proibiscono sempre e senza eccezioni gli atti
intrinsecamente cattivi.” (DH 4971).
Vedi
anche: Rm 3:8; 1 Cr 6: 9-10; Gal. 5: 19-21; Apoc 22:15; Concilio
Laterananense IV, cap. 22 (DH 815); Concilio di Costanza, Bolla Inter cunctas, 14 (DH 1254); Paolo VI, Humanae vitae, 14: AAS 60 (1968) 490-91; Giovanni Paolo II, Veritatis splendor, 83: AAS 85 (1993): 1199 (DH 4970).
11)
AL
308: ‘Comprendo coloro che preferiscono una pastorale più rigida che
non dia luogo ad alcuna confusione. Ma credo sinceramente che Gesù vuole
una Chiesa attenta al bene che lo Spirito sparge in mezzo alla
fragilità: una Madre che, nel momento stesso in cui esprime chiaramente
il suo insegnamento obiettivo, «non rinuncia al bene possibile, benché
corra il rischio di sporcarsi con il fango della strada».’
Intesa
nel senso che Nostro Signore Gesù Cristo desidera che la Chiesa
abbandoni la sua perenne disciplina di rifiutare l’Eucarestia ai
divorziati e risposati e di rifiutare l’assoluzione ai divorziati e
risposati che non manifestino contrizione per la propria condizione di
vita ed un fermo proposito di emendarsi in rapporto ad essa:
i) Haeretica, sacrae Scripturae contraria.
ii) Scandalosa, prava, perversa, impia, blasphema.
1
Cr 11, 27: ” Perciò chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il
calice del Signore, sarà reo del corpo e del sangue del Signore.”
Familiaris
consortio 84: “La riconciliazione nel sacramento della penitenza – che
aprirebbe la strada al sacramento eucaristico – può essere accordata
solo a quelli che, pentiti di aver violato il segno dell’Alleanza e
della fedeltà a Cristo, sono sinceramente disposti ad una forma di vita
non più in contraddizione con l’indissolubilità del matrimonio. Ciò
comporta, in concreto, che quando l’uomo e la donna, per seri motivi –
quali, ad esempio, l’educazione dei figli – non possono soddisfare
l’obbligo della separazione, «assumono l’impegno di vivere in piena
continenza, cioè di astenersi dagli atti propri dei coniugi»”.
Concilio
Lateranense II, canone 20: “Poiché una questione tra le altre turba
profondamente la santa Chiesa, e cioè quella della falsa confessione,
ammoniamo i nostri fratelli nell’ episcopato e i sacerdoti di non
permettere che le anime dei laici siano ingannate o trascinate all’
inferno da false confessioni. La falsa confessione consiste nel
confessare un solo peccato, trascurando gli altri o anche nel confessare
un solo peccato senza tuttavia rinunciare agli altri” (DH 717).
Vedi anche: Mt 7:6; Mt 22: 11-13; 1 Cr 11:27-29; Eb 13:8; Concilio di Trento, sessione XIV, Decreto sulla Penitenza, cap. 4; Concilio di Trento, sessione XIII, Decreto sulla Santissima Eucaristia (DH 1646-47)); Innocenzo XI, Proposizioni condannate dei Lassisti, 60-63 (DH 2160-63); Catechismo della Chiesa Cattolica, 1451, 1490.
B. Proposizioni che ricadono sotto censure minori
12)
AL
295: ‘San Giovanni Paolo II proponeva la cosiddetta “legge della
gradualità”, nella consapevolezza che l’essere umano «conosce, ama e
realizza il bene morale secondo tappe di crescita». Non è una
“gradualità della legge”, ma una gradualità nell’esercizio prudenziale
degli atti liberi in soggetti che non sono in condizione di comprendere,
di apprezzare o di praticare pienamente le esigenze oggettive della
legge.’
Intesa
nel senso che gli atti liberi non realizzanti pienamente le esigenze
oggettive della legge divina possono essere moralmente buoni:
i) Erronea in fide.
ii) Scandalosa, prava.
1 Gv 3, 4: “Chiunque commette il peccato, commette anche violazione della legge, perché il peccato è violazione della legge”.
Vedi anche: Leone XIII, Libertas praestantissimum, ASS 20 (1887-88): 598 (DH 3248); Giovanni Paolo II, Veritatis splendor, 40: AAS 85 (1993): 1165 (DH 4953).
13)
AL
296: ‘Due logiche percorrono tutta la storia della Chiesa: emarginare e
reintegrare. La strada della Chiesa, dal Concilio di Gerusalemme in
poi, è sempre quella di Gesù: della misericordia e dell’integrazione. La
strada della Chiesa è quella di non condannare eternamente nessuno.’
AL 297: ‘Nessuno può essere condannato per sempre, perché questa non è la logica del Vangelo!’
Intese
nel senso che, in circostanze nelle quali un trasgressore non cessa
di trasgredire, la Chiesa non ha il potere o il diritto di infliggere
punizioni o condanne senza più tardi rimetterle o toglierle, o che la
Chiesa non ha il diritto di condannare e anatemizzare gli individui dopo
la morte:
i) Erronea in fide.
ii) Scandalosa, perniciosa, derogans praxi sive usui et disciplinae Ecclesiae.
Codice
di Diritto Canonico 1983, can. 1358: ‘Non si può rimettere la censura
se non al delinquente che abbia receduto dalla contumacia.’
Concilio Costantinopolitano III, Condanna dei Monoteliti e di Papa Onorio I:
“Quanto a questi stessi uomini i cui empi insegnamenti abbiamo
rigettato, abbiamo anche giudicato necessario bandire i loro nomi dalla
santa Chiesa di Dio, ovvero il nome di Sergio, che iniziò a scrivere di
quest’empia dottrina, di Ciro di Alessandria, di Pirro, di Paolo e di
Pietro e di coloro che hanno presieduto sul trono di questa città
protetta da Dio, e lo stesso per coloro che hanno pensato nello stesso
modo. Poi anche [il nome di] Teodoro che era vescovo di Pharan. Tutte
queste suddette persone erano citate da Agatone, il più santo e tre
volte benedetto papa della antica Roma, nella sua lettera a […]
imperatore, e da lui respinti poiché avevano pensato in modo contrario
alla nostra fede ortodossa; e determiniamo che essi pure siano soggetti
ad anatema. Insieme a questi abbiamo ritenuto opportuno bandire dalla
santa Chiesa di Dio e di anatemizzare anche Onorio, il precedente papa
della antica Roma” (DH 550).
Vedi anche: Concilio Constantinopolitano II, canoni 11-12; Sinodo Laterano, canone 18 (DH 518-20); Leone II, Lettera Regi regum, DH 563; 4 Concilio Constantinopolitano IV, canone 11; Concilio di Firenze, Decreto sui Giacobiti DH 1339-1346; Benedetto XV, 1917 Codice di Diritto Canonico, canoni 855, 2214, 2241:1 e 2257; Giovanni Paolo II, 1983 Codice di Diritto Canonico, canoni 915 e 1311; Codice di Diritto Canonico delle Chiese Orientali, canone 1424:1.
14)
AL
298: ‘I divorziati che vivono una nuova unione, per esempio, possono
trovarsi in situazioni molto diverse, che non devono essere catalogate o
rinchiuse in affermazioni troppo rigide senza lasciare spazio a un
adeguato discernimento personale e pastorale. Una cosa è una seconda
unione consolidata nel tempo, con nuovi figli, con provata fedeltà,
dedizione generosa, impegno cristiano, consapevolezza dell’irregolarità
della propria situazione e grande difficoltà a tornare indietro senza
sentire in coscienza che si cadrebbe in nuove colpe.’
Intesa
nel senso che le persone civilmente sposate con una persona diversa
dal proprio legittimo coniuge possono praticare la virtù cristiana
nella fedeltà sessuale al partner civile:
i) Erronea in fide.
ii) Scandalosa.
1
Cr 7:10-11: “Agli sposati poi ordino, non io, ma il Signore: la moglie
non si separi dal marito; e qualora si separi, rimanga senza sposarsi o
si riconcili con il marito – e il marito non ripudi la moglie.”
Vedi anche: Gn 2: 21; Mal. 2:15-16; Mt 5:32, 19:9; Mc 10:11-12; Lc 16:18; Eb 13:4; Lettera Quam laudabiliter di Leone I, DH 283; Lettera Regressus ad nos di Leone I, DH 311-14; Lettera Gaudemus in Domino di Innocenzo III, DH 777-79; II Concilio di Lione, Professione di Fede dell’Imperatore Michele Paleologo (DH 860); Concilio di Trento, Sessione XXIV canoni 5, 7; Pio Vl, Rescritto ad Episc. Agriens., 11 luglio 1789; Leone XIII, Arcanum, ASS 12 (1879-80): 388-94; Pio XI, Casti connubii, AAS 22 (1930): 546-50 (cf. DH 3706-10); Giovanni Paolo II, Familiaris consortio, 19, 80-81, 84: AAS 74 (1982) 92-149; Catechismo della Chiesa Cattolica, 1643-49.
15)
AL
298: ‘La Chiesa riconosce situazioni in cui «l’uomo e la donna, per
seri motivi – quali, ad esempio, l’educazione dei figli – non possono
soddisfare l’obbligo della separazione».[Nota 329] In queste situazioni,
molti, conoscendo e accettando la possibilità di convivere “come
fratello e sorella” che la Chiesa offre loro, rilevano che, se mancano
alcune espressioni di intimità, «non è raro che la fedeltà sia messa in
pericolo e possa venir compromesso il bene dei figli».’ {N.B. L’ultima
frase fra virgolette applica in modo fuorviante alle coppie divorziate e
civilmente risposate un’affermazione del Concilio Vaticano II, Gaudium et Spes, 51, che si riferisce solo alle coppie validamente sposate.}
Intesa
nel senso di avallare l’affermazione che le coppie divorziare e
civilmente risposate hanno un obbligo di fedeltà sessuale reciproca
piuttosto che verso i loro veri coniugi, o che il loro vivere ‘come
fratello e sorella’ potrebbe essere un’occasione colpevole di peccato
contro quel presunto obbligo, oppure un motivo colpevole di danno ai
figli :
i) Erronea in fide.
ii) Scandalosa, prava, perversa.
Siracide (Ecclesiasticus) 15, 21: “Egli non ha comandato a nessuno di essere empio e non ha dato a nessuno il permesso di peccare.”
Vedi anche: Rm 3:8, 8: 28; 1 Tess. 4:7; Gc 1:13-14; Giovanni Paolo II, Veritatis Splendor, 79-83: AAS 85 (1993): 1197-99 (cf. DH 4969-70).
16)
AL
300: ‘Poichè «il grado di responsabilità non è uguale in tutti i casi»,
le conseguenze o gli effetti di una norma non necessariamente devono
essere sempre gli stessi. [Nota 336] Nemmeno per quanto riguarda la
disciplina sacramentale, dal momento che il discernimento può
riconoscere che in una situazione particolare non c’è colpa grave’..
AL
305: ‘A causa dei condizionamenti o dei fattori attenuanti, è possibile
che, entro una situazione oggettiva di peccato – che non sia
soggettivamente colpevole o che non lo sia in modo pieno – si possa
vivere in grazia di Dio, si possa amare, e si possa anche crescere nella
vita di grazia e di carità, ricevendo a tale scopo l’aiuto della
Chiesa. [Nota 351] In certi casi, potrebbe essere anche l’aiuto dei
Sacramenti. Per questo, «ai sacerdoti ricordo che il confessionale non
dev’essere una sala di tortura bensì il luogo della misericordia del
Signore». Ugualmente segnalo che l’Eucaristia «non è un premio per i
perfetti, ma un generoso rimedio e un alimento per i deboli»’.
Intesa
nel senso che l’assenza di colpa grave dovuta a diminuita
responsabilità può consentire l’ammissione all’Eucarestia nei casi di
persone divorziate e civilmente risposate che non si separano, né
s’impegnano a vivere in perfetta continenza, ma restano in uno stato
oggettivo di adulterio e bigamia:
i) Erronea in fide, falsa.
ii) Scandalosa.
Giovanni Paolo II, Familiaris consortio
84: “La Chiesa, tuttavia, ribadisce la sua prassi, fondata sulla Sacra
Scrittura, di non ammettere alla comunione eucaristica i divorziati
risposati. Sono essi a non poter esservi ammessi, dal momento che il
loro stato e la loro condizione di vita contraddicono oggettivamente a
quell’unione di amore tra Cristo e la Chiesa, significata e attuata
dall’Eucaristia. C’è inoltre un altro peculiare motivo pastorale: se si
ammettessero queste persone all’Eucaristia, i fedeli rimarrebbero
indotti in errore e confusione circa la dottrina della Chiesa
sull’indissolubilità del matrimonio.
La
riconciliazione nel sacramento della penitenza – che aprirebbe la
strada al sacramento eucaristico – può essere accordata solo a quelli
che, pentiti di aver violato il segno dell’Alleanza e della fedeltà a
Cristo, sono sinceramente disposti ad una forma di vita non più in
contraddizione con l’indissolubilità del matrimonio. Ciò comporta, in
concreto, che quando l’uomo e la donna, per seri motivi – quali, ad
esempio, l’educazione dei figli – non possono soddisfare l’obbligo della
separazione, «assumono l’impegno di vivere in piena continenza, cioè di
astenersi dagli atti propri dei coniugi»”.
1 Gv 2, 20: “Ora voi avete l’unzione ricevuta dal Santo e tutti avete la scienza. “
Vedi anche: Ez 3:17; Mt 28:20; 1 Cr. 11:27-29; Ef 5:30-32; Concilio Laterano II, DH 717; Paolo V, Rituale Romanum, 49; Benedetto XIV, Ex omnibus christiani orbis (1756); Benedetto XV, 1917 Codice di diritto canonico, canone 855; Giovanni Paolo II, Familiaris Consortio, 84: AAS 74 (1982): 92-14; 1983 Codice di Diritto Canonico, canone 915; Congregazione per la Dottrina della Fede, Lettera ai vescovi della Chiesa Cattolica concernente la recezione della Comunione Eucaristica da parte di quei fedeli divorziati che si siano risposati, AAS 86 (1994): 974-79; Codice di Diritto Canonico delle Chiese Orientali, canone 712; Catechismo della Chiesa Cattolica, 1650, 2390; Congregazione della Dottrina della Fede, Concerning
Some Objections to the Church’s Teaching on the Reception of Holy
Communion by Divorced and Remarried Members of the Faithful, in “Documenti e Studi”, On the Pastoral Care of the Divorced and Remarried,
Vatican City 1998, pp. 20-29; Pontificio Consiglio per i Testi
Legislativi Dichiarazione circa l’ammissibililità alla santa comunione
dei divorziati risposati, (L’Osservatore Romano, 7 luglio 2000); Benedetto XVI, Sacramentum Caritatis, 28: AAS 99 (2007): 128-29.
17)
AL
298: ‘I divorziati che vivono una nuova unione, per esempio, possono
trovarsi in situazioni molto diverse, che non devono essere catalogate o
rinchiuse in affermazioni troppo rigide senza lasciare spazio a un
adeguato discernimento personale e pastorale. Una cosa è una seconda
unione consolidata nel tempo, con nuovi figli, con provata fedeltà,
dedizione generosa, impegno cristiano, consapevolezza dell’irregolarità
della propria situazione e grande difficoltà a tornare indietro senza
sentire in coscienza che si cadrebbe in nuove colpe.’
Intesa
nel senso che i divorziati e risposati possono o peccare o esporsi
colpevolmente all’occasione del peccato astenendosi dalle relazioni
sessuali in accordo con il perenne insegnamento e disciplina della
Chiesa:
i) Temeraria, falsa.
ii) Scandalosa, prava, derogans praxi et disciplinae Ecclesiae.
Siracide (Ecclesiasticus) 15, 16 (15, 15): “Se vuoi, osserverai i comandamenti; l’essere fedele dipenderà dal tuo buonvolere. “
Vedi anche: 1 Cr 7:11, 10:13; Giovanni Paolo II, Veritatis Splendor, 102-03: AAS 85 (1993): 1213-14; Familiaris Consortio, 84, AAS 74 (1982) 92-149; Catechismo della Chiesa Cattolica, 1650; Benedetto XVI, Sacramentum Caritatis 99 (2007), 128-29.
18)
AL
298: ‘C’è anche il caso di quanti hanno fatto grandi sforzi per salvare
il primo matrimonio e hanno subito un abbandono ingiusto, o quello di
«coloro che hanno contratto una seconda unione in vista dell’educazione
dei figli, e talvolta sono soggettivamente certi in coscienza che il
precedente matrimonio, irreparabilmente distrutto, non era mai stato
valido».’
Intesa
nel senso che la certezza soggettiva in coscienza riguardo
all’invalidità di un precedente matrimonio è sufficiente da sola a
esonerare dalla colpa o dalle sanzioni legali coloro che hanno contratto
un nuovo matrimonio mentre il precedente matrimonio è riconosciuto come
valido dalla Chiesa:
i) Temeraria, falsa.
ii) Scandalosa.
Concilio
di Trento, sessione XXIV, canone 12: ” Se qualcuno dirà che le cause
matrimoniali non sono di competenza dei giudici ecclesiastici, sia
anatema” (DH 1812).
Vedi anche: Leone XIII, Arcanum, ASS 12 (1879), 393; Giovanni Paolo II, 1983 Codice di Diritto Canonico, canoni 1059-60, 1085
19)
AL 311: ‘L’insegnamento della teologia morale non dovrebbe tralasciare di fare proprie queste considerazioni.’
Intesa
nel senso che l’insegnamento della teologia morale nella Chiesa
Cattolica dovrebbe presentare come probabile o vera una qualsiasi delle
proposizioni sopra censurate:
i) Falsa.
ii) Scandalosa, prava, perversa, perniciosa.
Mt
5, 19: “Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche
minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato
minimo nel regno dei cieli.”
Vedi anche: Is 5:20; Mt 27:20; 1 Tm 6:20; Gc 3:1; Pio IX, Bolla Ineffabilis Deus, DH 2802; Concilio Vaticano I, Costituzione Dei Filius, cap. 4 (DH 3020); Pio X, Motu Proprio Sacrorum Antistitum, DH 3541; Concilio Vaticano I, Costituzione Dei Filius, cap. 4 (DH 3020); Congregazione per la dottrina della Fede, Iusiurandum fidelitatis in suscipiendo officio nomine ecclesiae exercendo, AAS 81 (1989): 106; Congregazione per la Dottrina della Fede, Donum veritatis, sulla vocazione ecclesiale del teologo, AAS 82 (1990): 1559; Giovanni Paolo II, Veritatis splendor, 115-16: AAS 85 (1993): 1223-24; Benedetto XVI, Congregazione per la dottrina della Fede, Notificazione sulle opere di P. Jon Sobrino SI, 2 (DH 5107).
Le
proposizioni sopra censurate sono state condannate in numerosi
precedenti documenti magisteriali. È assolutamente necessario che la
loro condanna sia ripetuta dal Sommo Pontefice in modo definitivo e
finale e che sia affermato con autorità che Amoris laetitia non richiede che esse siano credute o considerate come possibilmente vere.
Dr. Jose Tomas Alvarado
Associate Professor
Institute of Philosophy, Pontifical Catholic University of Chile
Rev. Fr. Scott Anthony Armstrong PhD
Brisbane Oratory in formation
Rev. Claude Barthe
Rev. Ray Blake
Parish priest of the diocese of Arundel and Brighton
Fr. Louis-Marie de Blignieres FSVF
Doctor of Philosophy
Dr. Philip Blosser
Professor of Philosophy
Sacred Heart Major Seminary, Archdiocese of Detroit
Msgr. Ignacio Barreiro Carambula, STD, JD
Chaplain and Faculty Member of the Roman Forum
Rev. Fr. Thomas Crean OP, STD
Holy Cross parish, Leicester
Fr. Albert-Marie Crignion FSVF
Doctor designatus of Theology
Roberto de Mattei
Professor of History of Christianity, European University of Rome
Cyrille Dounot JCL
Professor of Law, the University of Auvergne
Ecclesiastical advocate, archdiocese of Lyon
Fr. Neil Feguson OP, MA, BD
Lecturer in sacred Scripture, Blackfriars Hall, University of Oxford
Dr. Alan Fimister STL, PhD
Assistant Professor of Theology, St. John Vianney Seminary, archdiocese of Denver
Luke Gormally
Director Emeritus, The Linacre Centre for Healthcare Ethics
Sometime Research Professor, Ave Maria School of Law, Ann Arbor, Michigan
Ordinary Member, The Pontifical Academy for Life
Carlos A. Casanova Guerra
Doctor of Philosophy, Full Professor of Universidad Santo Tomas de Chile
Rev. Brian W. Harrison OS, MA, STD
Associate Professor of Theology (retired), Pontifical University of Puerto Rico; Scholar-in-Residence, Oblates of Wisdom Study Center, St. Louis, Missouri; Chaplain, St. Mary of Victories Chapel, St. Louis, Missouri
Rev. Simon Henry BA (Hons), MA
Parish priest of the archdiocese of Liverpool
Rev. John Hunwicke
Former Senior Research Fellow, Pusey House, Oxford; Priest of the Ordinariate of Our Lady ofWalsingham
Peter A. Kwasniewski PhD, Philosophy
Professor, Wyoming Catholic College
Dr. John R.T. Lamont STL, D.Phil
Fr. Serafino M. Lanzetta, PhD
Lecturer in Dogmatic Theology, Theological Faculty of Lugano, Switzerland
Priest in charge of St. Mary’s, Gosport, in the diocese of Portsmouth
Dr. Anthony McCarthy
Visiting Lecturer in Moral Philosophy at the International Theological Institute, Austria
Rev. Stephen Morgan D.Phil (Oxon)
Lecturer & Tutor in Theology, Maryvale Higher Institute of Religious Sciences
Don Alfredo Morselli STL
Parish priest of the archdiocese of Bologna
Rev. Richard A. Munkelt PhD
Chaplain and Faculty Member, Roman Forum
Fr. Aidan Nichols OP, PhD
Formerly John Paul II Lecturer in Roman Catholic Theology, University of Oxford
Prior of the Convent of St. Michael, Cambridge
Fr. Robert Nortz MMA, STL
Director of Studies, Monastery of the Most Holy Trinity, Massachusetts (Maronite)
Rev. John Osman MA, STL
Parish priest in the archdiocese of Birmingham, former Catholic chaplain to the University of Cambridge
Christopher D. Owens STL (Cand.)
Adjunct Instructor, Faculty of Theology and Religious Studies, St. John’s University (NYC)
Director, St. Albert the Great Center for Scholastic Studies
Rev. David Palmer MA
Ordinariate of Our Lady of Walsingham
Chair of Marriage and Family Life Commission, Diocese of Nottingham
Dr. Paolo Pasqualucci
Professor of Philosophy (retired), University of Perugia
Dr. Claudio Pierantoni
Professor of Medieval Philosophy in the Philosophy Faculty of the University of Chile
Former Professor of Church History and Patrology at the Faculty of Theology of the PontificiaUniversidad Catolica de Chile
Member of the International Association of Patristic Studies
Fr. Anthony Pillari JCL (Cand.)
Priest of the archdiocese of San Antonio, chaplain to Carmelite nuns
Prof. Enrico Maria Radaelli
International Science and Commonsense Association (ISCA)
Department of Metaphysics of Beauty and Philosophy of Arts, Research Director
Dr. John C. Rao D.Phil (Oxford)
Associate Professor of History, St. John’s University (NYC)
Chairman, Roman Forum
Fr. Reginald-Marie Rivoire FSVF
Doctor designatus of canon law
Rt. Rev. Giovanni Scalese CRSP, SThL, DPhil
Ordinary of Afghanistan
Dr. Joseph Shaw
Fellow and Tutor in Philosophy at St. Benet’s Hall, Oxford University
Dr. Anna M. Silvas FAHA
Adjunct research fellow, University of New England, NSW, Australia
Michael G. Sirilla, PhD
Professor of Systematic and Dogmatic Theology, Franciscan University of Steubenville
Professor Dr. Thomas Stark
Phil.-Theol. Hochschule Benedikt XVI, Heiligenkreuz
Rev. Glen Tattersall
Parish priest, Parish of Bl. John Henry Newman, archdiocese of Melbourne
Rector, St. Aloysius’ Churchù
Giovanni Turco
Professor of the Philosophy of Public Law, University of Udine
Fr. Edmund Waldstein OCist.
Vice-Rector of the Leopoldinum seminary and lecturer in moral theology at the Phil.-Theol. HochschuleBenedikt XVI, Heiligenkreuz
Nicholas Warembourg
Professeur agrege des facultes de droit
Ecole de Droit de la Sorbonne – Universite Paris 1
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